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«Servono certezze per Sanac, il rischio che Mittal abbandoni è alto»

L'allarme è stato lanciato da Nicola Del Vecchio (Cgil): «Il Governo si attivi per rendere operativi gli obiettivi contenuti nell’intesa di marzo»

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«Servono certezze per Sanac. Il rischio è che si possa palesare un abbandono della presenza in Italia del colosso siderurgico Arcelor Mittal. Il Governo si attivi per rendere operativi gli obiettivi contenuti nell’intesa di marzo che prevede la possibilità di realizzazione di una partnership pubblico privata con l’ingresso di Invitalia nel capitale societario». Sono le parole di Nicola Del Vecchio, segretario generale Filctem Cgil Massa Carrara sulla vicenda dell’azienda massese che ancora non vede una risoluzione positiva.

«È necessario – scrive Del Vecchio – accedere i riflettori sulla vertenza Ex Ilva e sulle prospettive industriali dello stabilimento di Taranto che riguardano a caduta anche il gruppo Sanac. Nonostante siano arrivati gli ordini di materiale refrattario da Taranto fino a dicembre ci risulta in atto un vero e proprio braccio di ferro tra l’amministrazione straordinaria e Arcelor Mittal a causa del mancato pagamento delle commesse da inizio anno. Il rischio è che Sanac blocchi le spedizioni verso Taranto e visto che la produzione deriva per circa il 60% dagli ordinativi provenienti da Arcelor Mittal siamo molto preoccupati. Quello che si legge dalle cronache nazionali è che l’ex Ilva è allo sbando, lunedì i sindacati dei metalmeccanici hanno proclamato sciopero nello stabilimento di Genova e anche a Taranto le acque sono agitate dopo che l’azienda ha rimesso in cassa integrazione più di mille dipendenti, che si aggiungeranno ai 3.000 già in Cig, nonostante nei giorni scorsi fossero rientrati a lavoro. Senza contare che nelle lettere arrivate agli operai, diversamente delle precedenti, non è indicata la possibilità di rientro in fabbrica. Certo c’è l’impatto del coronavirus ma non solo, infatti nel primo trimestre del 2020, periodo non ancora soggetto all’impatto pandemico, Arcelor Mittal ha registrato una perdita netta di 1,12 miliardi di dollari, riducendo del 22,6% il proprio fatturato. Il rischio è che si possa palesare un abbandono della presenza in Italia del colosso siderurgico, tutto infatti sembra paventare una lucida strategia per preparare il proprio disimpegno. Per questo è fondamentale che il Governo si attivi quanto prima al fine di rendere operativi gli obiettivi contenuti nell’intesa di marzo che prevede la possibilità di realizzazione di una partnership pubblico privata con l’ingresso di Invitalia nel capitale societario. Se entro novembre non si dovesse concretizzare quest’operazione il rischio è che con il pagamento della penale da mezzo miliardo Arcelor Mittal possa recedere dal contratto. Al momento non c’è traccia del piano industriale che dovrebbe portare ad una trasformazione della produzione in veste più ecologica dello stabilimento e le prospettive legate al settore siderurgico a livello globale preoccupano. Per questo Filctem Cgil si è già attivata a livello nazionale per un confronto con gli altri 3 stabilimenti e per sollecitare il Ministero. Chiediamo alla società certezze sulle prossime settimane di lavoro. In questo periodo abbiamo sempre garantito la produzione nonostante le difficoltà derivanti dalla emergenza sanitaria, non vorremmo trovarci nelle prossime settimane a gestire situazioni di crisi».

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