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Fatica ed emancipazione operaia al jutificio: un documentario ad Aulla

Il reportage verrà elaborato dagli alunni della I B del liceo classico Giacomo Leopardi

Si ritorna al quartiere, alla fabbrica, al mondo dell’ex stabilimento Montecatini, che per tutto il Novecento fu il polveroso e rumoroso cuore di plastica e juta di Aulla e dell’intera zona lunense, gemello di quello di Fossamastra. Gli ex lavoratori si raccontano in video con il loro linguaggio, mediati dallo sguardo dei liceali di oggi.

Sono testimonianze, memorie d’inizio Novecento quando “al Jutificio”, come si diceva a quei tempi, pronunciando e scrivendo la “i” lunga consonantica, senza l’obbligo di eufonia con l’articolo “lo”, entrarono in massa ragazze quattordicenni che lì trascorsero gran parte della loro vita. Arrivavano anche dall’Emilia Romagna. Lì, in fabbrica, tra fatica ed emancipazione si realizzò un primo vero tentativo di creare in Italia un sistema di welfare all’interno di un’industria di Stato.

Il primo stipendio e l’ultimo, il dormitorio del convitto, i bonus premio e le gite, la conciliazione famiglia/lavoro, la perdita di falangi, i problemi respiratori, la fatica e l’emancipazione. Luci e ombre di uno stabilimento che trasformò il volto di Aulla e della Lunigiana tutta.

Per tutto l’anno accademico 2017/2018 gli studenti della classe IB del Liceo Classico Giacomo Leopardi di Aulla, all’interno del progetto “Storia e Memoria” inserito nel Pof della scuola, hanno ricercato, contattato e intervistato ex lavoratori dell’opificio e portato avanti ricerche in archivi bibliotecari, diocesani, industriali, pubblici e privati. Il risultato è un documentario dal titolo “La Filanda: una fabbrica, un quartiere, un mondo”, che ha debuttato a giugno scorso in Sala Walter Tobagi ad Aulla tra l’emozione generale.

Ne ha scritto Arturo Andrea Demetrio: «Il sottoscritto è da pochi anni residente in questo Comune ma, essendo molto curioso, si era informato su “carta” della zona industriale della Ragnaia. Avevo capito l’astrattezza storica dei documenti, ma non avevo carpito e percepito il lato umano della cosa. La parte identitaria. Le sue ripercussioni civiche sulla comunità. Il ruolo delle donne. Incredibile di come le trasformazioni, dovute al periodo storico che hanno visto protagonista la fabbrica, quasi a seguire una moda (a volte tragica), abbiano avuto ricadute sociali così determinanti sotto tutti i punti di vista, tali da modificare non solo il pensiero della comunità, ma dettandone quasi uno stile di vita (ben oltre il fattore produttivo) e di pensiero combattivo. L’orgoglio di esserci. La tragicità degli eventi. La juta. Le bombe. La delusione della fine. Per questo, forse, la parola “mondo”, se associata a quella di fabbrica o lavoro, assume un senso, mentre se la si associa all’aspetto prettamente sociale diventa addirittura ragnatela civica».

Il progetto è stato presentato alla seconda Conferenza Nazionale di Public History a Pisa.
La storia orale di donne e uomini che tra juta, carta bitumata e plastica, modularono le proprie esistenze, è impreziosita da materiali inediti reperiti in ricerche d’archivio. Tra i ritrovamenti più felici, un faldone fotografico dimenticato da Edison nei propri magazzini di Milano, reperito grazie all’ausilio del Centro per la cultura d’impresa. Molti degli scatti degli anni Trenta e Cinquanta appartengono al noto fotografo Bruno Stefani. Inoltre, è stato ritrovato un video degli anni Venti al Centro Nazionale Cinema d’Impresa, della durata di più di trenta minuti. Non ultimo, un rinvenimento prezioso è stata la cronaca delle suore di Santa Maria Ausiliatrice che per v ent’anni gestirono il convitto interno, annotando giornalmente accadimenti. Le cronache raccontano di quando arrivò finalmente la statua della santa, delle poche eucarestie delle convittrici, del terremoto del 1931 ma anche delle prime giornate libere pagate, degli incidenti sul lavoro e delle condizioni della fabbrica.

Proprio dalla chiesa di Santa Maria Ausiliatrice riparte la storia. Sabato 22 settembre alle ore 21 il Comune di Aulla, gli Amici di San Caprasio e l’associazione Fili di Juta organizzano una serata dedicata al documentario del Liceo Classico, nel locale della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, ad Aulla, nel quartiere di Ragnaia. Dopo i saluti istituzionali del sindaco Roberto Valettini (Comune di Aulla), di Riccardo Boggi (Amici di San Caprasio), di Matteo Ratti (Associazione Fili di Juta), terrà un’introduzione storica la professoressa Claudia Bacci, coordinatrice del progetto del Liceo Classico. A seguire, proiezione del video. Interverranno gli studenti.

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare portando oggetti, foto o ricordi del secolo in cui fu attiva la fabbrica.