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Mafie a Massa-Carrara, Barotti: «Quei dati inducano la politica a una profonda riflessione»

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Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere comunale di Alternativa Civica, Andrea Barotti.

Lo studio della Fondazione Caponnetto, il terzo rapporto su criminalità organizzata e corruzione in Toscana, l’approfondimento, sul tema, di Marco Antonelli (università di Pisa), i risultati delle recenti operazioni investigative condotte dalle forze dell’ordine, dovrebbero indurre la politica, nel suo insieme, a partire da chi ricopre importanti ruoli istituzionali (Sindaci, Consiglieri Regionali, parlamentari), ad una profonda riflessione.
Il nostro territorio subisce la presenza di organizzazioni criminali che pongono in gravissimo pericolo la sicurezza delle nostre Comunità e l’economia locale.
Le mafie, con i loro capitali illeciti, inquinano l’economia di mercato, danneggiano, gravemente, le imprese oneste, minacciano l’esistenza di un sano tessuto produttivo con nefaste conseguenze per la vita dei lavoratori e dei cittadini.
La possibilità che un territorio subisca l’infiltrazione, il radicamento e l’espansione di organizzazioni criminali non dipende soltanto dalla posizione geografica, le analisi ci indicano come zona di interesse per le mafie per la vicinanza a due grandi scali portuali ed in quanto corridoio di accesso verso importanti regioni, ma anche dalla povertà, dal disagio sociale che affliggono una Comunità. Il rischio che capitali mafiosi prendano il controllo di attività lecite aumenta in situazioni di crisi poiché le imprese, indebolite dalle difficoltà economiche, diventano una facile preda; le mafie sono un virus che in un corpo debilitato, con anticorpi non più forti, si diffonde portando l’organismo al collasso.
Il dottor Giubilaro, nel 2014, sosteneva che la carenza di organico del Tribunale e della Procura, unitamente ai problemi di polizia e carabinieri, rendesse difficile, in una provincia con un alto tasso di illegalità, non lasciare indietro nulla, diceva che mafia, camorra e ndrangheta erano presenti e continuavano a fare i loro affari e sull’omertà apuana, di cui chiedeva l’intervistatrice, il procuratore evidenziava come la paura di ritorsioni spegnesse il coraggio ad esporsi.
Lo stesso capo della Procura, nel maggio 2019, prossimo a lasciare l’incarico, dichiarava: “A Massa credevo di trovare un contesto simile a Firenze da dove ero stato trasferito invece ho trovato un altro modo di pensare, altre logiche, altri comportamenti, c’è omertà e su questo sembra che Massa Carrara non faccia parte della Toscana, ma per certi versi, ha caratteristiche più simili a realtà del Sud”; ed ancora, il magistrato confermava, al 90%, le parole, proferite nel 2011, prima del trasferimento a Genova, dell’allora sostituto procuratore di Massa, Dott. Federico Manotti, secondo cui “Massa era peggiore rispetto a Reggio Calabria”.
Il quadro che abbiamo davanti è preoccupante poiché il sistema immunitario del nostro territorio è fragile! La mafia si sconfigge se oltre alla repressione delle forze di polizia e della magistratura interviene anche l’antimafia sociale, cioè se si afferma e si concretizza una cultura della legalità operativa e costante dei cittadini. L’Antimafia sociale, come riporta lo studio “Icaro – dove investe la criminalità organizzata”, “si manifesta anche col far bene il proprio lavoro, rispettando le leggi, le regole e contrastando in ogni modo la corruzione. Occorre che i cittadini, fino dalla scuola, siano messi in grado di conoscere le mafie e le loro attività. Una volta acquisita tale conoscenza e la consapevolezza degli effetti negativi che la presenza delle organizzazioni mafiose determina sulla vita economica e sulla vita democratica del paese, i cittadini diventano capaci di contrastare seriamente la diffusione delle mafie”.
Ritengo che non possiamo far finta di nulla, certamente è doloroso rileggere le dichiarazioni dei magistrati che hanno guidato la Procura, è doloroso accettare un’analisi così spietata ma, per amore della nostra terra, dobbiamo prendere coscienza e consapevolezza del pericolo quindi la politica non può non aprire un confronto! Non può non pensare a come sconfiggere la paura! Penso che i sindaci, a cominciare dal nostro Comune, dovrebbero promuovere una serie di incontri, presso la prefettura, a cui partecipino il Presidente del Tribunale, il prossimo Procuratore della Repubblica, i Comandanti delle forze dell’ordine ed i parlamentari del territorio per capire quali siano le carenze o le difficoltà di chi combatte la criminalità, per trovare le soluzioni, per portare, con forza, le richieste di chi indossa una toga o una divisa sulle scrivanie dei Ministri competenti.
La politica deve muoversi anche per abbattere il muro del silenzio, per far crescere l’antimafia sociale e a tale scopo sarebbe doveroso aprire un dialogo con gli attori sociali ed economici delle nostre comunità, con le scuole poiché, come diceva Giovanni Falcone, “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”.

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