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«Persiani sulle cave non parla e continua a far finta di nulla»

Alternativa Civica e Left laboratorio politico intervengono in merito alla riapertura di sette cave di marmo

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“Il Sindaco Persiani, che accusa ingiustamente le opposizioni di non accettare il confronto, non ha speso alcuna parola per motivare la decisione della sua Giunta di riattivare ben sette cave
dismesse mentre non si è risparmiato per cercare, in modo non particolarmente convincente, di replicare agli attacchi di quei Consiglieri che avevano creduto alle sue promesse elettorali; impegni rivelatisi mera propaganda”. Così Andrea Barotti, consigliere di Alternativa Civica, in merito alla riapertura di sette cave di marmo voluta dall’amministrazione comunale. Riprendendo quanto scritto da Franca Leverotti, apparso sui giornali, Barotti chiede al Sindaco Persiani di dare risposte ai cittadini.

“Gli interventi delle associazioni cittadine in difesa delle nostre montagne, le difformità alla
normativa comunitaria, nazionale e regionale che ipotizzano per i siti estrattivi che verrebbero
riattivati, i gravi rischi che prefigurano per le risorse idriche oltre al pericolo di un possibile dissesto idrogeologico, per non parlare, poi, del grave disagio che, secondo autorevoli esponenti dell’ambientalismo locale, subirebbero gli abitati montani, dovrebbero spingere il Sindaco, che è anche un apprezzato avvocato, ad intervenire per smentire, sempre che abbia documenti e studi scientifici in merito, le pesantissime osservazioni mossegli contro”, scrive BAarotti che sottolinea inoltre “l’ipotetico danno erariale che il Comune potrebbe subire”.

“Ritengo che Persiani, i membri della Giunta ed i Consiglieri di maggioranza – continua Barotti – non possano far finta di nulla considerato, tra l’altro, che, per quanto riportato dalla stampa, sarebbe stato presentato, tempo addietro, un esposto alla Procura della Corte dei Conti; ed ancora, non per ultimo, sarebbe strano se una parte politica si attivasse per dar luogo a controlli sulle passate gestioni di importanti municipalizzate e poi non pretendesse di spazzare via qualsivoglia dubbio in merito a decisioni da essa condivise e sostenute. Il Sindaco farebbe bene a spiegare i motivi per i quali intende consentire la ripresa delle escavazioni nonché un maggior sfruttamento delle montagne massesi viste anche le forti preoccupazioni che i dati delle analisi condotte da Arpat, sulla qualità delle acque dei nostri fiumi, hanno generato; la buona politica, in via precauzionale, farebbe un passo indietro e non consentirebbe la riattivazione di cave abbandonate. Ad oggi, purtroppo, l’Amministrazione di centrodestra mentre solleva delle polemiche sul nulla (l’opposizione che approfitta di un impellente bisogno fisiologico di un consigliere per far mancare il numero legale) tace sulle questioni importanti quindi, temendo che il silenzio sia per il Sindaco una risposta, credo che sulla riapertura dei siti estrattivi sia necessario un intervento da parte dei rappresentanti nazionali della nostra provincia”.

Nel merito entra anche il collettivo Left: “Considerare la riapertura delle sette cave, a suo tempo “contestate” e dismesse, come un contributo alla riattivazione del sistema occupazionale locale è una mistificazione. Sappiamo perfettamente che i lavoratori impiegati non saranno che una manciata di persone alcuni dei quali provenienti da altri bacini estrattivi. In realtà per rilanciare l’occupazione a Massa Carrara, attirando nuovi insediamenti e nuovi investimenti, è necessario procedere alle bonifiche e al disinquinamento del nostro territorio”.

“La riapertura delle sette cave è semplicemente un “favore” concesso ad un qualche interesse particolare a fronte, invece, di una collettività cittadina, che dovrà sobbarcarsi i costi ambientali e infrastrutturali di questa “operazione”. L’Amministrazione deve ritornare sulla decisione assunta perché la riapertura delle sette cave -senza creare nuova occupazione, segnerà invece l’ulteriore danneggiamento del reticolo idrografico e imporrà nuovi costi ambientali e nuova spesa pubblica relativa alla viabilità ed alla manutenzione delle sedi stradali, peggiorando la vivibilità dei residenti delle case bordo strada e degli agglomerati abitati che sentiranno, di nuovo, vibrare le loro abitazioni ad ogni passaggio di camion. E poi ci sarà nuovo inquinamento. Acustico e da polveri sottili. Lo abbiamo fatto in passato e, se necessario, torneremo in piazza ed in strada per protestare contro una decisione sbagliata che danneggia l’interesse pubblico dal punto di vista ambientale e della salute; che non redistribuisce ricchezza; che non produce nuove significative entrate nelle casse comunali né, tanto meno, nuova e buona occupazione”.

in foto una cava dismessa (archivio, foto di a.r.)

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