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General Electric interessata a riaprire la Syntech (se la proprietà lo permette)

Gli ex operai spingono per una trattativa che consenta la loro riassunzione

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43 operai dell’ex Syntech ancora legati al capannone di via Catagnina in cui hanno lavorato per anni. L’accordo di programma stipulato alla chiusura dello stabilimento torna a far discutere perché Baker and Hughs e General Elettric sembrano aver manifestato il loro interesse a ridare a vita a quello spazio di dodici mila metri quadrati oggi in stato di semi abbandono.

Nel 2015 gli operai sono costretti ad alzare le braccia dopo quasi 90 giorni di proteste. La fabbrica che produceva mobili per uffici chiude ma è in quel periodo, nel febbraio 2015, che viene redatto un documento che contiene diverse clausole vincolanti per le future gestioni dell’area: la creazione di una cabina di regina formata da istituzioni e sindacato per la reindustrializzazione del capannone, l’impossibilità di lottizzare la struttura e l’obbligo per chiunque desideri acquistare lo stabilimento di assumere maestranze Syntech. Lo raccontano circa 20 degli ex operai Syntech tutt’oggi interessati a tornare operativi, visto che da quel 2015 lavorano in maniera precaria un po’ dove capita. «Siamo qua per ricordare che ci siamo ancora anche se sono passati anni dalla chiusura – spiega Massimo Ricciarelli – Siamo legati a questo capannone dall’accordo di programma. E il messaggio che vogliamo mandare al nostro ex datore di lavoro è: le condizioni territoriali non permettono ricollocazioni se non in stati di schiavitù. C’è una speranza di ridare lavoro a molte persone. Per questo auspichiamo che la trattativa per il capannone abbia un seguito». Una speranza che per il momento è flebile perché da parte dei proprietari della struttura non pare esserci l’esigenza di riaprirla. Sopra l’edificio sono stati posizionati dei pannelli fotovoltaici che producono energia. E ovviamente anche un riscontro economico notevole. Quando abbiamo saputo dell’interesse per il capannone del maggior soggetto produttore del territorio abbiamo deciso di sostenere gli operai Syntech – interviene Nicola Cavazzuti di Rifondazione Comunista – Sappiamo che è interessato a utilizzare il capannone per la manutenzione di turbine Avio e che sono stati fatti degli incontri all’interno del capannone. L’interesse è effettivo ma è partita una mobilitazione da parte degli operai perché da anni ascoltano e credono nelle promesse della politica. Ma hanno avuto sempre fregature. Sul piatto ci sono ancora le vertenze Syntech, Rationale e Eaton. Stavolta non resteremo in attesa di soluzioni. Ma spingeremo affinché non si ripetano gli errori del passato».

CAMILLA PALAGI

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