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Persiani riapre sette cave di marmo inattive

Alcune potrebbero interessare delle Zone di protezione ambientale è l'allarme lanciato da alcuni ambientalisti

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A Massa verranno riaperte sette cave di marmo inattive. Lo ha deciso il sindaco Francesco Persiani attraverso i Pabe, i piani attuativi dei bacini estrattivi. La giunta di centro destra ha chiarito una volta per tutte la sua posizione in termini di escavazione del marmo, e inevitabilmente di tutela ambientale. In commissione urbanistica, giovedì 21 novembre, sindaco e assessore con delega al lavoro, attività produttive, sport e innovazione tecnologica, Paolo Balloni, hanno illustrato seppur generalmente lo sviluppo dei piani attuativi dei bacini estrattivi che sulle base dell’esito di un quadro conoscitivo realizzato dall’Università di Siena ed a seguito del processo di valutazione ambientale strategica, provvederanno a disciplinare sotto il profilo paesaggistico le attività estrattive esistenti a Massa e quelle di nuova previsione.

Sette cave in via di riapertura: Capriolo Biancospino, Rocchetta Saineto, Puntello Bore, Carpano di sotto, Piastramarina, Cresta degli amari e Mucchietto. Cave silenti sulle quali insistono anche sorgenti d’acqua: i rappresentanti del Comune di Massa intendono, su quest’ultimo ambito, salvaguardare il valore paesaggistico di quelle risorse, hanno assicurato in commissione ambiente.

Procede dunque, anche se a rilento, l’iter necessario per arrivare all’approvazione del regolamento degli agri marmiferi. La Regione aveva fissato come mese ultimo per presentarlo giugno 2019, per poi prorogae i termini fino al 31 dicembre. Un’iter che secondo il consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle, Paolo Menchini, poteva svilupparsi parallelamente a quello per la stesura dei Pabe, al contrario di quanto sostiene l’amministrazione.

Anche gli ambientalisti, prima fra tutti Franca Leverotti, hanno fatto sentire la propria voce per chiedere chiarimenti certificati legati ad alcune controversie rilevate durante la fase di chiusura di alcune cave. La normativa comunale è stringente: le cave inattive da due anni devono tornare nelle mani del Comune, nel caso in cui un concessionario volesse riprenderne l’attività è obbligatoria un’asta pubblica e se le cave sono ormai in fase di rinaturalizzazione dovrebbero essere considerate chiuse per sempre.

Natura e produzione. Quando si parla di marmo entrano in gioco diverse materie e altrettante competenze. I Pabe, ad esempio, non sono stati esaminati in commissione ambiente ma in quella urbanistica, il che la dice lunga anche sulla discussione emersa a palazzo civico legata al Rifugio Aronte e scoppiata durante la discussione del piano di classificazione acustica. Sopra il rifiugio insiste infatti cava Piastramarina, al passo della Focolaccia, una delle cave che verrebbero riaperte, stando a quanto scritto nei Pabe. Franca Leverotti in occasione di un incontro a palazzo Ducale, aveva sottolineato che la cava in questione era stata caducata x inattività. E aggiunge: «La riapertura potrebbe determinare un danno erariale. E in quell’area è stata approvata una galleria, in direzione dell’Aronte, dentro la Zona di protezione speciale. Ricordo che una circolare Ministeriale vieta di scavare in Zps».

(foto d’archivio di Andrea Ribollini)

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