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«Canile municipale non idoneo, gabbie troppo piccole»

L'allarme della Croce Oro: «Chiediamo alla prossima amministrazione, e al sindaco in primis, di non sottovalutare la legge in materia di protezionismo»

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La Croce Oro Massa-Carrara, che dal 2012 si occupa di ambulanza veterinaria e protezione civile,
cerca di fare il punto della situazione sul territorio in tema di benessere degli animali a seguito di problematiche che sono state sottostimate dalle varie amministrazioni locali susseguitesi che negli anni passati hanno preferito improvvisare e non tenere conto di chi, con fatica e volontà, gratuitamente si adopera per dare un contributo che non viene riconosciuto e valorizzato come dovrebbe essere in uno stato civile.

“Il canile municipale di Massa è stato per anni ed è attualmente presso l’aerea ex-mattatoio
ed è un’area non idonea sia per il luogo, poiché si trova in prossimità di un asilo e non vi è un’area di sgambamento cani adeguata, né per la struttura, dato che vi sono gabbie non sanitarie di ridotte dimensioni, oltre alla totale assenza di un gattile. Tutto questo nonostante abbia servito anche i comuni di Carrara e Montignoso – ha scritto in una nota Claudio Simonini, presidente di Croce Oro Massa Carrara Onlus – Manca una convenzione obbligatoria per legge con un canile rifugio. Da circa un anno o poco più, fino a che vi era la convenzione, gli animali venivano trasferiti a Reggio Emilia con costi notevoli alla cittadinanza. Se tali costi non sono più presenti, i soldi risparmiati non sono stati riutilizzati né per una forma di informazione né per una campagna di sterilizzazione o microchippatura, ma ancor meno per la realizzazione di un canile sanitario, come richiesto dalla legge, nonostante ci sia la possibilità di accedere per il 70% ai fondi regionali previsti che sarebbero meglio utilizzati andando a recuperare anche dalle sanzioni previste dalla legge regionale 59/2009 e mai riutilizzati per migliorare le condizioni anche del canile – ha aggiunto – Non si è tenuto conto, inoltre, delle leggi e dei decreti che lo Stato ed il Ministero della salute hanno emanato negli ultimi anni a partire dal 2012 dove il trasporto di animali in stato di necessità, quindi feriti, deve avvenire con ambulanze veterinarie, dove operi personale anche senza obbligatorietà di medico veterinario a bordo nel caso di unità mobili veterinarie e questo, nonostante sulla nostra città ci sia la presenza addirittura due mezzi operanti sin dall’entrata in vigore del decreto ministeriale 217 del 2012 e che sono presenti anche nella Protezione Civile regionale e nazionale – inoltre – Ad oggi c’è una mancata sterilizzazione di colonie randagie di gatti, che appartengono al sindaco, per mancanza di fondi, con conseguente aumento di gatti randagi presenti sul territorio; le sterilizzazioni, che spettano alla Asl competente, non avvengono regolarmente e qualsiasi soluzione è stata rimandata a giorni o mesi futuri e, per ovviare al problema, chi gestisce le colonie (associazioni e singoli cittadini) provvedono, oltre che a sfamarle, anche alla sterilizzazione con soldi propri e non pubblici così come previsto per legge, con costi che vanno ad incidere sul bilancio familiare di chi si occupa in primis del problema senza che il Comune si ponga nessun problema in merito”.

Discutendo di animali viene logico pensare a cani e gatti, mentre non si pensa alla fauna
selvatica che vede tanti interventi di recupero di animali feriti sul territorio e che, per la
maggior parte, vengono svolti da associazioni di volontariato pur nonostante vi sia una
delibera della giunta regionale, che richiede ai Comuni l’osservanza del recupero e ritrovamento di alcuni animali in difficoltà appartenenti a specie di fauna selvatica autoctona e che ad oggi non viene recepita. “Le amministrazioni che si sono susseguite hanno prediletto i circhi con animali e non tollera che un animale d’affezione convivi serenamente nel contesto urbano non mettendo aree di sgambamento pulite ed idonee anche gestite da privati ed ha provveduto alla potatura e pulizia dei fossi fuori termine in ordine di tempo, sia dalla legge che dalla nidificazione delle specie, arrecando danni all’ambiente oltre che alla fauna selvatica, prole compresa – ha denunciato Simonini a nome di tutta la Onlus – Crediamo che in una città gestita da un’amministrazione che si ritiene o riterrà civilista, le leggi e regolamenti previsti dalla legge debbano essere rispettati e assolti come qualsiasi altro compito che verrà richiesto in futuro e che tutto ciò non può essere rimandato a scadenze improprie e lungaggini burocratiche che non solo danneggiano il decoro, ma anche le prospettive a medio e lungo termine che si possono creare come opportunità che darebbero lustro e vantaggio economico al territorio, come, ad esempio lungimirante, la costa adriatica ed anche province e comuni vicini”.

“Chiediamo alla prossima amministrazione che si insedierà, e al sindaco in primis – ha concluso – di non sottovalutare quanto la legge in materia di protezionismo chiede al primo cittadino tenendo aperto un dialogo costante con il mondo del volontariato, che non toglie, ma esalta e
migliora le condizioni sociali del contesto nel quale si vive in quanto una risposta immediata
è d’obbligo e avere un interlocutore aperto e dedicato serio e capace vuole dire collaborare e
dare grande prova di coesistenza”.

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