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A Montemarcello Marion cita Gramsci. E Toti apre ai ‘populisti’

Prima serata di Liguria d'Autore incentrata sui temi dell'Europa e sull'ascesa delle formazioni politiche anti-élite

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La tag cloud della prima serata di Liguria d’Autore è un concentrato di parole che solo pochi anni fa sarebbero suonate strane per molti. Quasi tutti. Sovranismo, populismo, èlite… a portarle nel vocabolario e nell’agenda politica ci hanno pensato quelli che qualcuno ha definito “i barbari”, coloro che hanno soverchiato il sistema europeo, arrivando nei mesi scorsi sino a Roma.
Il terremoto politico è stato mondiale: da Putin a Trump, passando per le vittorie reali o sfiorate di esponenti della destra in mezza Europa, milioni e milioni di voti si sono concentrati su formazioni anti-sistema, raccogliendo da ogni partito. Per questo sono stati chiamati soprattutto “populisti”, con una certa predilezione per il sovranismo di destra. Che ne sarà dei barbari? Diventeranno a loro volta élite?

Per parlare dell’argomento, ieri sera a Montemarcello, c’era una delle punte di diamante di questa nuova classe dirigente: Marion Maréchal, discendente della famiglia Le Pen, cognome che ha recentemente deciso di mettere da parte, così come, un anno fa, è stato per il suo impegno politico attivo. Oggi, infatti, la bionda Marion è tutta concentrata su un nuovo progetto metapolitico, per creare le nuove élite.
“E’ divertente pensare di essere qui con un pensiero di Gramsci – ha esordito -. Non parlo dell’aspetto ideologico, ma della sua opinione secondo la quale la lotta al potere deve essere mossa prima sul piano culturale che su quello politico. È questo l’oggetto del mio progetto: una scuola che insegni a dare risposte alla società intera. Anche in Italia c’è una egemonia culturale della sinistra e occorre un’alternativa che rinnovi il panorama con una idea pluralista, di diversità intellettuale. Il nostro non è populismo, ma è combattere l’elitismo”.

A dare una definizione più articolata del concetto ricorrente di populismo, ci ha pensato Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria che, al netto della presenza sul palco di Gerardo Greco, neo direttore del Tg4 che da anni cura il format (che va in scena anche sull’isola di Ponza), ha fatto le veci del padrone di casa.
“Populismo – ha detto Toti – significa evidenziare i problemi che la classe dirigente non considera, e questo si può fare in maniera più o meno colorita. L’esame di maturità per i cosiddetti barbari sarà quello di dimostrare di saperli risolvere. Credo che non siamo di fronte a uno scontro tra sistemi, ma l’emergere di una incapacità di interscambio tra le èlite e il popolo. L’Europa deve uscire dalla sua autoreferenzialità. Le elezioni dell’anno prossimo sanciranno la capacità dei partiti moderati, come il mio, di cambiare questa Europa. Non dovranno farlo rimanendo arroccati nella ridotta del castello assediato dai barbari, ma con il confronto. L’esame, in fondo, c’è anche per i partiti. Credo debba cambiare lo schema che vede un Ppe a trazione tedesca che strutturalmente si allea col Pse. Se le elezioni europee saranno vinte dal Ppe, andranno ricercate alleanze con altri partiti del centrodestra, senza considerare tutti quelli che questa Europa hanno contestato. Chi ha mosso critiche al sistema deve essere incluso, altrimenti il sistema crolla”. Una lezione, quella illustrata dal governatore ligure, che il Pd, “protagonista” della serata di sabato, ha dimostrato di non saper imparare, perdendo il timone a tutti i livelli istituzionali.

Sul palco di Piazza XIII dicembre era presente anche il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Edoardo Rixi, al quale è stato chiesto se la Lega intenda cambiare l’Europa con i vecchi o con i nuovi compagni di viaggio: i moderati di centrodestra o i populisti con cui è al governo?
“L’Europa deve tornare a parlare coi popoli e avere una identità plurale: la forza del nostro Paese è la diversità – ha risposto l’ex assessore regionale -. La nostra trasformazione è stata territoriale, è vero, ma si è concretizzata anche quando Salvini, da Bruxelles, ha capito cosa stava accadendo e ha iniziato a stringere accordi con le nuove forze politiche emergenti. Oggi non è più una questione di destra e sinistra, stiamo scoprendo che forse siamo più vicini ad altri, rispetto ai compagni di viaggio di sempre. I populismi si declinano di fronte a esigenze comuni, come dimostra la sinergia che abbiamo con il Movimento cinque stelle in fatto di immigrazione e su molti altri argomenti non ascoltati dalle élite”.

E’ più cauto, su questo punto, Greco, che ai concetti di destra e sinistra dà ancora un futuro. “Non dimentichiamo che la Lega di governo esiste da quando c’è Berlusconi e che c’è sempre un pistolero più veloce in circolazione. Se diciamo che sono i nostri valori identitari a salvarci, forse abbiamo inoculato un germe di debolezza nella società. Se voteremo per partiti nazionalisti, ognuno vorrà essere più nazionalista dei Paesi accanto. Lo vediamo oggi sul tema dell’immigrazione”.
“Trovo difficile che nel lungo periodo destra e sinistra scompaiano – ha aggiunto Toti, citando Norberto Bobbio -. Nasciamo diversi, se lasciamo libertà completa alle persone chi viene da una famiglia migliore, chi vive in condizioni migliori, avrà sempre la meglio sugli altri. Se siamo più liberi, siamo meno uguali. E viceversa. E allora ci sarà sempre qualcuno che sarà per la libertà e chi per l’uguaglianza”.
Una riflessione, quella del governatore, che ha stimolato Marion Maréchal: “Il dibattito sull’uguaglianza mi fa tornare alla concetto della cultura, che è l’unica cosa che si può condividere senza ledere nessuno. La fraternità va di pari passo con la fiducia: non si impone, si sente. Se ci sono culture che convivono con costumi diversi arriviamo a dissolvere il legame, si rompe la fraternità. Il populismo – ha proseguito – non è unico, è uno stile non un programma. Sebbene abbia delle simpatie non voglio che l’Europa sia dominata dalla Russia o dagli Usa. Le sfide che oggi l’Unione europea non riesce a combattere in campo mondiale e la difesa della nostra indipendenza e della nostra civilizzazione sono battaglie da fare tutti insieme. Serve un organismo composto da tutti i presidenti eletti dal popolo, abbiamo bisogno di un nuovo governo continentale per affrontare le sfide come l’immigrazione e i grandi temi finanziari”.
“Anche in Italia – si è nuovamente inserito Greco – gli argomenti all’ordine del giorno sono questi, mentre sono scomparsi temi come l’onestà e quelli della sinistra del Movimento cinque stelle…”.
Un fatto dovuto, secondo Rixi, all’energia spaventosa del leader Salvini e al fatto che alcuni temi sia meglio affrontarli di slancio. “Tutti credevano che non avremmo mantenuto gli impegni presi in campagna elettorale sull’immigrazione, per esempio. Questo fa nascere a livello europeo maggiore attenzione sul nostro Paese, che sta riprendendosi la sua credibilità. E questo può avere riflessi economici positivi, come stracciare una volta per tutte il rapporto debito-Pil. Per una volta dobbiamo far capire che non stiamo scherzando e che vogliamo difendere il nostro Paese con orgoglio. L’Europa dei popoli è stata protagonista dei cambiamenti del passato, negli ultimi quindici anni si è fallito in tutto. Oggi l’Europa non conta. E chi non ama se stesso non ama nemmeno il suo vicino”.

La chiosa della serata è stata affidata a Toti: “Sono orgoglioso dell’Italia, ma ricordo anche che romani hanno iniziato a regredire quando hanno fatto il Vallo di Adriano e il Vallo Antonino. Se non ti confronti con il resto del mondo ti condanni. Non possiamo pensare che la globalizzazione non ci sia stata e che domani questo non incida nelle nostre vite: dobbiamo affrontare il futuro con aggressività culturale, ma senza tendere a rimpiangere un passato che non tornerà più. Dobbiamo trovare il nostro punto di forza e conquistare i nostri spazi con gli strumenti della modernità”.

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