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Le scuole cadono a pezzi, ma il governo esce a riveder le stelle

Busseli chiede la mappatura satellitare degli istituti. E taglia sulla messa in sicurezza

Per non mettere mano a quelle «procedure farraginose» che impediscono di far arrivare in fretta le risorse agli enti locali, il ministro dell’istruzione Marco Bussetti ha in programma delle novità. Di lui, e del suo ministero, nei tg nazionali non si sente molto parlare, e non c’è da stupirsi se la sua faccia non è ancora riconoscibile ai più. Eppure le cronache locali di tutto il paese sono letteralmente invase da notizie riguardanti l’edilizia scolastica. E in particolare le condizioni drammatiche degli edifici che ogni giorno accolgono milioni di studenti.

Cinquantasei anni, un posto come capo dell’ufficio scolastico territoriale di Milano, Bussetti nel nuovo governo è entrato su indicazione della Lega. Ex insegnante di ginnastica alle scuole medie ed esperto di gestione scolastica, si è spesso tenuto alla larga da temi delicati come l’inserimento a scuola dei bambini stranieri o la vaccinazione obbligatoria. È a favore dell’alternanza scuola lavoro, che da quest’anno assumerà un ruolo ancora più istituzionale, con l’inserimento di una figura esterna che in sede di esame di maturità valuterà l’operato di ogni singolo studente.
E riguardo l’edilizia scolastica pubblica a inizio settembre ha annunciato: «I nostri figli devono poter frequentare scuole sicure. È un loro diritto. In questi anni non è stato fatto abbastanza. Sono stati stanziati soldi, ma senza mettere mano a quelle procedure farraginose che impediscono di far arrivare in fretta le risorse agli enti locali proprietari degli edifici scolastici. È un problema che stiamo risolvendo con norme che semplificheranno le procedure e velocizzeranno la spesa».

Per avere un quadro nel dettaglio che individui le priorità di intervento di tutto il paese, Bussetti ha chiesto la collaborazione dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, e del Cnr, il principale ente pubblico di ricerca del paese «per far partire una mappatura satellitare delle nostre scuole. Non è mai stato fatto». Circa 40 mila edifici verranno fotografati da Cosmo-Skymed, il sistema in grado di misurare lo spostamento degli immobili al decimo di millimetro. Dopo aver “scansionato” il paese, «Potremo così far partire verifiche e segnalazioni. Accelerando i tempi dei controlli e dei conseguenti interventi di adeguamento. In un mese e mezzo avremo già i primissimi dati».
L’annuncio è stato dato a inizio settembre e da quella data non ci sono stati altri aggiornamenti sul proseguimento della mappatura. Né su eventuali risorse stanziate per realizzare il progetto.
C’è però la notizia del taglio del progetto “Scuole belle e sicure” varato dal Governo Renzi nel 2014 che stanziò 9,5 miliardi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici di questo Paese. Una struttura che malgrado avesse ancora una capacità di spesa di quasi 5 miliardi per altre centininaia di interventi, è stata chiusa dal nuovo Governo giallo verde a inizio luglio.

Che gli edifici scolastici stiano vivendo un periodo “buio”, però, non è una novità. E nell’attesa che i satelliti stabiliscano le priorità di intervento, alcune priorità si mostrano da sole. Nella sola città di Massa due istituti chiudono e riaprono in base all’allerta meteo e al sorgere della necessità di nuovi internventi per la messa in sicurezza. Così da una piccola e ordinaria operazione di manutenzione, si scopre la necessità di un più grosso intervento. È successo al Toniolo, che dagli anni ’70 vede generazioni di studenti formarsi mentre le aule si deformano “allargandosi” e “stringendosi” in base al numero di iscritti. È successo al Minuto, che con i cantieri aperti per il rifacimento dell’atrio e del retro istituto è costretto a chiudere ad ogni allerta meteo. E si prennuncia una stagione piovosa. Ma la lista degli edifici scolastici del territorio che avrebbero bisogno di una messa a nuovo è lunga e praticamente nessuna scuola è esclusa. E dalla sicurezza il tema si allarga ad altri problemi strutturali che minacciano l’offerta formativa: la presenza notevole di barriere archittetoniche che discriminano di fatto l’accesso agli studi in alcuni istituti ai solo normodati, l’assenza di servizi igienici utilizzabili, la mancanza di banchi. Tutti disagi che i giovani studenti vivono quotidianamente. E che i dirigenti scolastici testimoniano. Ma che sembrano ancora ben lontani dall’essere risolti. Più lontani, almeno, della realizzazione della flat tax o del reddito di cittadinanza. Anche se la parola “sicurezza” sembra essere una priorità del governo legastellato.

Cercasi 1,1 miliardo di euro per sistemare le scuole della Toscana. È questa la cifra stimata dall’assessore regionale all’istruzione Cristina Grieco una decina di giorni fa. «Come Regione, grazie alle segnalazioni da parte delle province, abbiamo presentato al ministero un programma che prevede 516 interventi in altrettanti plessi scolastici di ogni ordine e grado, sui circa 2.600 esistenti in Toscana».

Per attuarlo, spiega l’assessore, «servirebbero ben 1,1 miliardi di euro che noi abbiamo richiesto nell’ambito del piano triennale 2018-2020 per concorrere alla concessione dei mutui Bei, la Banca europea degli investimenti». Un piano che se le dichiarazioni del ministro dell’istruzione sono fondate potrà contare, dopo anni di procedure lunghe e farraginose, su un sistema «semplificato» che consentirà di «ridurre notevolmente i tempi per l’assegnazione delle risorse». Non ci resta che attendere. Nel frattempo, buona settimana della scuola.