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5 comuni lunigianesi contro il Ceta, l’accordo UE-Canada

Licciana Nardi, Zeri, Mulazzo, Fivizzano, Bagnone i primi comuni a fianco di Coldiretti

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Stop al Ceta, l’accordo tra UE e Canada destinato a favorire la pirateria alimentare e a legalizzare i “tarocchi” Made in Italy. I Comuni lunigianesi a fianco di Coldiretti nella nuova battaglia per la trasparenza e la difesa dell’agroalimentare locale e tricolore. Dopo Licciana Nardi, Zeri e Mulazzo anche Fivizzano e Bagnone hanno dichiarato la disponibilità a sostenere la mobilitazione Coldiretti #StopCeta, per dire no all’accordo che rischia di minare il sistema agroalimentare locale “legalizzando”, di fatto, la “pirateria alimentare”. “Ringrazio i Sindaci ed i Consigli Comunali che hanno accettato di affiancare la nostra Organizzazione in questa importante battaglia per tutelare la nostra agricoltura e le nostre eccellenze agroalimentari. – commenta Maurizio Fantini, Direttore Coldiretti Massa Carrara – I Comuni che hanno deliberato, o lo faranno nei prossimi consigli, hanno compreso i rischi di questo trattato che mette a repentaglio le tipicità locali, dando il via libera a contraffazioni e inganni per i consumatori. Il fronte contro il Ceta si sta allargando ed è sempre più compatto e trasversale”.

Nel gioco commerciale delle imitazioni e dei falsi prodotti identitari sono a rischio 13 Dop e 12 Igp regionali tra, due punte di diamante dell’agroalimentare lunigianese come il Miele della Lunigiana Dop e la farina di castagne della Lunigiana Dop. “Attendiamo le delibere #StopCETA anche da parte degli altri Comuni – conclude Fantini – soprattutto quelli dell’ area vocata all’agricoltura come la Lunigiana dove risiede il cuore agricolo del sistema provinciale, affinché non venga dato il via libera ad accordi che vanno nel segno della mancata trasparenza, della scarsa qualità e della penalizzazione del nostro sistema agricolo che ha bisogno di essere tutelato e garantito. Il Ceta rischia di fare da apripista, in futuro, ad altri accordi commerciali dello stesso modello, mettendo a repentaglio l’economia di interi territori che cercano di affermare sul mercato i propri prodotti di qualità”.

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