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«No al trasferimento della cure intermedie»

La nota di Enzo Mastorci della Cisl in risposta all'annuncio dell'Ausl di trasferimento di alcuni servizi della struttura sanitaria fivizzanese.

“Ci giunge notizia che tra pochi giorni per decisione unilaterale della ASL Nordovest , verranno chiuse le cure intermedie collocate nell’area chirurgica dell’ospedale di Fivizzano.
Apprendiamo con stupore e delusione di questa nuova organizzazione che indebolisce il Servizio Sanitario Pubblico in favore della Fondazione Don Gnocchi operatore private. Questa scelta avviene in controtendenza con quanto sta avvenenendo in altre zone della azienda ASL Toscana Nordovest. Riteniamo inaccettabile che l’Ospedale di Fivizzano perda ulteriormente 6 posti letto senza un adeguato potenziamento dell’attività chirurgica”. Così in una nota Enzo Mastorci, sindacalista della Cisl.
“A Carrara con 24 posti letto al Monoblocco e Massa con le cure intermedie Covid aperte nel vecchio Ospedale abbiamo assistito al potenziamento del Servizio Sanitario Pubblico e la stessa cosa avverrà nella Versilia e nell’Area Pisana mentre a Fivizzano assistiamo ad un depotenziamento della Sanità Pubblica reduce da una drammatica emergenza sanitaria.
Una scelta che non condividiamo nel modo più assoluto oltretutto avvenuta senza nessun tipo di informative e confronto sindacale.
La decisione della ASL Nordovest di riprendere in mano le cure intermedie come Servizio pubblico, nasce e si rafforza con la straordinaria risposta che le strutture della ASL hanno saputo dare durante l’emergenza. La stessa risposta non c’è stata da parte dei soggetti privati, Don Gnocchi inclusa.
Come CISL FP siamo favorevoli alla aperture del secondo piano della Don Gnocchi a Fivizzano ma non siamo favorevoli alla riduzione del Servizio Sanitario Pubblico e nemmeno alla trasposizione di posti letto “ a saldo zero “ dalle RSA della Lunigiana verso la Don Gnocchi. Non vorremmo che l’operazione sia funzionale alla Don Gnocchi per mantenere il contratto di lavoro che già ha penalizzato operatrici e operatori. Perchè affidare alla Don Gnocchi un servizio ospedaliero quando ha rinunciato ad applicare il contratto della Sanità privata ?
Riteniamo invece che siano necessari nuovi Servizi perchè in Lunigiana ad esempio manca un Hospice , va mantenuta l’eccellenza del polo socio – assistenziale ma soprattutto va mantenuto il Servizio Pubblico. Ricordiamo che nella piena emergenza Covid la risposta assunzionale della Regione è stata forte e determinante ed ha permesso di assumere personale Infermieristico e OSS alle dipendenze dirette della ASL, mentre l’operazione cure intermedie Covid alla Don Gnocchi ha portato ad assunzioni temporanee con personale quasi tutto extra Lunigiana ed un contratto di lavoro penalizzante in quanto non verrà applicato il contratto della sanità pubblica. La buona sanità non si fa speculando sulle economie
Come Organizzazione sindacale, non possiamo non denunciarlo a chi chiede con forza che questa operazione vada in porto in deroga ad una deliberazione della Direzione ASL in epoca De Lauretis.
Sul piano poi della programmazione sanitaria locale, depotenziare il reparto di chirurgia è per noi un errore grave, che rischia di depotenziare tutta la struttura ospedaliera. Ad oggi a Fivizzano vengono eseguiti circa 1200 interventi annui di cui 900 sono di modestissima entità (alluce valgo, cisti subacee ecc ) di livello ambulatoriale. E’ necessario un rilancio che valorizzi la struttura ed il personale sanitario ed OSS che si è molto specializzato nel tempo, con il rischio di disperdere un patrimonio di professionalità. L’ospedale di Fivizzano doveva diventare un polo chirurgico ortopedico specialistico e questo avrebbe valorizzato anche la struttura della Don Gnocchi. Considerato che la palazzina è adiacente all’Ospedale ci domandiamo perché non sono state gestite le cure intermedie direttamente con personale dipendente ASL e perché, alla luce di quanto sta avvenendo, non ci viene fornita una programmazione che dia un futuro all’Ospedale di Fivizzano.
Della area chirurgica cosa ne faremo? Quale “ piano industrial/sanitario “ ci propone la Azienda affinchè la sanità nel Fivizzanese non muoia?
Noi sindacati non siamo stati ancora convocati o informati di quanto sta avvenendo, se non per il contatto che abbiamo con i lavoratori, preoccupati per le loro sorti ma anche perché da cittadini vorrebbero che questo Ospedale piccolo, ma con grandi potenzialità, rimanga e rafforzi la sua risposta per quella parte di territorio vasto e complesso, che non può prescindere dall’avere una sanità all’avanguardia nell’ambito medico, chirurgico e dell’emergenza. Per la zona e per la Lunigiana tutta è necessario avere sempre a disposizione almeno un medico rianimatore, un internista ed un chirurgo mentre con questa nuova proposta organizzativa non avremo mai nei fine settimana nemmeno I servizi minimi essenziali.
Pertanto chiediamo che prima di procedere con la chiusura di servizi all’interno dell’ospedale , ci sia un confronto con le organizzazioni sindacali visto che questo progetto che conosciamo per vie traverse, non ci convince affatto”.