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«Incinta di nove mesi, fu sventrata e il suo feto usato come bersaglio»

Oggi l'anniversario dell'Eccidio di Vinca, i tedeschi del generale SS Simon aiutati dagli italiani che conoscevano il territorio massacrarono gli abitanti di un'intera vallata. Atrocità che ne fanno una delle stragi più efferate di tutta la guerra

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E’ una delle stragi più crudeli ed efferate tra quelle compiute dagli occupanti tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale. Oggi ricorre il 75esimo anniversario che sarà celebrato con ogni anno. Vinca visse uccisioni e torture a ciclo continuo, dal maggio-giugno al settembre 1944, grazie alla vera e propria pianificazione di esse, legata fondamentalmente alla comparsa in zona, a partire dal 24 luglio, della 16° Divisione Reichführer-SS del generale Simon che fu responsabile, fra l’altro, anche della strage di Marzabotto, la più grave attuata in Italia.

Questa mattina, sabato, il programma della cerimonia prevede alle ore 9 a Gragnola la deposizione di una corona al Monumento ai Caduti; alle 9,50 a Vinca il ricevimento delle Autorità, delegazioni e Gonfaloni da parte del sindaco di Fivizzano Gianluigi Giannetti; alle 10 Messa in suffragio ai caduti presso la chiesa di Sant’Andrea. E alle 11 visita al Monumento del Mandrione e pro secuzione del corteo verso il cimitero con deposizione di una corona alle vittime.

L’orrore potè essere raccontato da pochi sopravvissuti, come Maria Stella Del Giudice Carli che nel 2012 ricordava: “Il primo giorno furono uccise tutte le persone che erano rimaste in paese. Pochi altri furono rastrellati e portati in cima al paese in località Mandrione (un posto che serviva al raduno delle greggi). Il nonno fu trucidato sulla porta di casa, rimanendo con i piedi fuori della porta, la nonna si salvò grazie a un provvidenziale bisogno fisiologico. Però da dove si trovava assistette, con orrore, all’uccisione del marito. Coloro che si salvarono lo debbono alla conoscenza del territorio cosi come la sottoscritta e sua cugina che si trovavano nascoste in un anfratto di una grotta o altri che avevano trovato rifugio nel cavo di castagni secolari.
Le vittime furono molto numerose e pochi furono gli scampati perché fascisti e tedeschi, erano guidati, nella feroce ricerca, da fascisti della zona che conoscevano bene il territorio. Molti furono riconosciuti, dai sopravvissuti dai loro dialetti. Fra le tante vittime dell’eccidio anche una giovane donna incinta di 9 mesi che fu sventrata e successivamente fu preso il feto facendone oggetto di bersaglio. Altri furono seviziati ed impalati. Il primo giorno fu eliminata ogni forma di vita esistente in paese, in un’orgia sanguinaria fu sparato ad animali e cose. Un vento inumano di follia inimmaginabile sembrava essere passato sopra al ridente paese delle Apuane. Dopo essersene andati, e avere aspettato che la gente uscisse dai nascondigli, ritornarono e fu di nuovo strage ed orrore.
I paesani superstiti, fatto tesoro della lezione precedente, aspettarono circa due giorni prima di ritornare in paese, il caldo dell’agosto aveva fatto ulteriore scempio di quei poveri corpi. Quello che più mi ha sorpreso, in tutti questi anni, è che ci sono verità diverse e soprattutto non è mai stata fatta piena luce su quei fatti lontani. Se qualcuno ha la chiave per aprire quegli armadi ben venga e speriamo che sia la volta buona. I Martiri di Vinca aspettano ancora”.

L’Eccidio di Vinca
(fonte Istituto spezzino per la storia della Resistenza)
“La mattina del 18 agosto 1944, un ufficiale amministrativo, appartenente allo Stato Maggiore del generale tedesco Gosewisch rimane vittima di un attentato sulla strada che collega Monzone a Vinca, quest’ultima individuata dal Servizio informazione tedesco come base del Comando della Brigata partigiana Lunense. Da qui la decisione di far convergere, partendo da più direttrici di attacco, appunto su Vinca, un paese sospeso a 800 metri, lungo le pendici del Pizzo di Uccello, una serie di forze.
Nel pomeriggio del 24 agosto 1944, su ordine diretto di Simon, preceduto da un articolato lavoro di spionaggio del territorio (delazione di “infiltrati” fascisti, informazioni rilasciate da prigionieri, fotografie scattate dall’Aviazione tedesca) si muove il rastrellamento secondo cinque direttrici di attacco che dalla Garfagnana e dai centri di Massa, Carrara, Castelpoggio e Fosdinovo, convergono sul catenaccio delle Apuane.

Il borgo di Vinca è così occupato dalla Prima Compagnia del 16° Battaglione esplorante guidato dal tenente Wilfried Segebrecht. Il Battaglione esplorante, comandato dal maggiore Reder, era l’unità di punta della divisione di Simon. Il giorno successivo arriva nel paese lo stesso maggiore Walter Reder con le altre compagnie ed un plotone di un centinaio di brigatisti neri di Carrara, guidati dal colonnello Giulio Lodovici (in tutto 1500 soldati). Reder si colloca nella sede del Dopolavoro e setaccia la vallata del paese, stanando i residenti che si sono nascosti ed eliminando ovunque con lanciafiamme, mitragliatrici e granate ogni traccia di vita.

Muore con la popolazione, condividendone fino in fondo la sorte, il parroco don Luigi Ianni. I nazi-fascisti rimangono e continuano ad uccidere fino al 27 agosto. Il numero delle vittime, comprensivo di quelle uccise durante l’avvicinamento delle SS a Vinca, Monzone ed altre località, è in totale di 171, la maggior parte donne (95) e quasi metà bambini (di cui quattro fino ad un anno e undici fino a dieci anni) e anziani, fra cui molti infermi e malati.
Di quelli che all’inizio del rastrellamento si sono trovati dentro il cerchio del rastrellamento, solo due si salvano. I resoconti tedeschi parlano però di un totale di 332 “banditi” (le virgolette sono di chi redige questa scheda), due comandi di “bande” e 600 edifici distrutti.

Tali cifre sono tuttavia realistiche, anzi, forse vanno stimate per difetto, perché al numero dei morti di Vinca vanno sommati quelli di stragi contemporanee compiute a Bardine, Castelpoggio e in altri luoghi ancora. Mentre avviene la strage di Vinca sono anche condotti rastrellamenti nel triangolo compreso fra Fivizzano, Sarzana e Forno: a Bedizzano, Colonnata, Miseglia, Piano e altre località. Sono così catturate circa 1000 persone, avviate dapprima a Carrara e quindi a Fossoli (Modena)”.

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