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Cave chiuse, le telecamere di La7 a Carrara: «Settanta lavoratori a rischio»

Il caso dell'articolo 58 bis arriva sulla ribalta nazionale. I cavatori: «Vogliamo tornare a lavorare regolarmente»

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Il caso dell’articolo 58 bis della legge regionale e delle sei cave fermate per aver estratto marmo fuori perimetro è arrivato sulla ribalta nazionale. Ieri, giovedì, una troupe della trasmissione “Tagadà” di La7 era a Carrara in una cava del bacino di Gioia, dove l’inviato ha raccolto le istanze dei lavoratori preoccupati per il loro futuro. Attualmente questi cavatori, una settantina, sono a casa stipendiati, ma il futuro incerto non li tranquillizza per nulla.

Un cavatore intervistato da La7

«La nostra richiesta – ha risposto Davide Servadei, un cavatore – è di ritornare a lavorare senza dover avere paura che da un momento all’altro le attività possano fermarsi. Se la situazione attuale si protrarrà, l’unica soluzione saranno i licenziamenti. Grazie a questo lavoro io e tutti loro – ha evidenziato, indicando i suoi colleghi – abbiamo acceso dei mutui, ci siamo creati delle famiglie. Vogliamo tornare a lavorare regolarmente».

In studio la conduttrice, Tiziana Panella, sulla vicenda ha raccolto il commento del sottosegretario al lavoro, Claudio Cominardi (M5s) il quale ha dichiarato di essersi messo in contatto con l’amministrazione comunale carrarese e che si farà carico della vicenda.

Su sei cave fermate, una (quella della cooperativa Lorano) ha ricevuto il via libera dalla conferenza dei servizi al progetto e presumibilmente potrebbe tornare in attività dopo Natale. Per le altre cinque invece, in Comune si sta attendendo ancora la presentazione dei piani. Alcuni giorni fa il sindaco di Carrara, Francesco De Pasquale, aveva sollecitato proprio quelle imprese a presentare il progetto per riprendere le attività.

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