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La "formazione" al centro di Con-Vivere 2019, dal 5 all’8 settembre

Il professor Remo Bodei: «Il lavoro finirà per perdere il ruolo svolto per millenni e le società correranno il rischio di sgretolarsi»

Sarà la “formazione” il tema della quattordicesima edizione di Con-Vivere, il festival organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, che si terrà da giovedì 5 a domenica 8 settembre e che ha scelto il filosofo greco Socrate come primo “testimonial” della campagna di comunicazione visiva. Dopo aver affrontato lo scorso anno il tema del “lavoro”, il festival vuole proseguire l’analisi su un ambito che al lavoro è strettamente connesso: quello dell’educazione, intesa in un senso globale, che solo il il termine greco paideia può esprimere.

La paideia per i greci racchiudeva l’ideale classico dell’educazione, ma con un significato più ampio di “formazione dell’uomo”, considerato nella sua dignità e nella sua complessità di persona e di cittadino. “In questi anni il Festival è riuscito ad intercettare la contemporaneità, approfondendone le sfide e talvolta anticipandone i tempi – spiega Enrico Isoppi, neo presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara nell’annunciare l’edizione numero 14 di Con-Vivere -. Quest’anno lo faremo parlando di educazione e formazione. Nell’epoca attuale – aggiunge Isoppi – questo tema ci è sembrato di particolare urgenza alla luce del processo di trasformazione a cui l’essere umano è stato ed è sottoposto. Occorre interrogarsi su come gestire le nuove frontiere della conoscenza, con i nuovi strumenti di comunicazione per cui sono necessarie responsabilità e consapevolezza sempre maggiori“.

Quello di Con-Vivere sarà un viaggio di approfondimento che, come è nello stile del Festival, ripercorre le tappe storiche più significative fino all’oggi, alle nuove tecnologie che hanno cambiato la società della conoscenza, interrogandosi sul ruolo che potrà avere ancora l’uomo, in un mondo in cui i nuovi dispositivi dotati di Intelligenza Artificiale sono diventati sempre più capaci di ‘apprendere’ e di ‘prevedere.’

“Se il lavoro umano non manterrà – ci spiega il direttore scientifico Remo Bodei – un margine insostituibile di intelligenza, emotività e creatività rispetto ai dispositivi automatici e se gli individui e se le società non saranno capaci di auto-sovvertirsi per far fronte alle nuove tecnologie, il lavoro finirà per perdere il ruolo svolto per millenni e le società correranno il rischio di sgretolarsi, lasciando indietro chi non sarà capaci de entrare in occupazioni incentrate sulla conoscenza. Il rischio maggiore, per ora soltanto teorico, sarà però quello di diventare appendici stupide di macchine intelligenti”.