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«Nel romanzo la mia storia di abusi subìti e di amore per un cavallo»

Kiara Aradia, scrittrice e artista apuana, si racconta e presenta il suo libro d'esordio "Il mio regno per un cavallo".

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Il romanzo di formazione ha sempre rappresentato un genere letterario dove la crescita del protagonista segue spesso e volentieri quella dell’autore. Un percorso a volte lungo e tortuoso, ma alla fine liberatorio, sicuramente, fino alla catarsi finale. Kiara Aradia, con il suo romanzo d’esordio “Il mio regno per un cavallo”, affronta una tematica di rilievo ed a forte evidenza espressiva, emotiva e personale.

Da dove parte tutto Kiara?
«Tutto è partito dall’amore per i cavalli e dalla voglia di riscattarsi e riprendere le mie ali dopo anni di dolore. La scrittura terapeutica è una forma congeniale al mio essere ed il mio libro nasce cosi’, dalla necessità di buttare fuori e “guarire” una ferita che mi ha tenuta nel silenzio per anni. Ho sempre tenuto diari personali fin da bambina, poi a 25 anni circa ho deciso di scrivere sotto forma di romanzo la mia esperienza purtroppo traumatica di abusi, ma allo stesso tempo raccontare la profonda storia d’amore tra me e il mio cavallo.
Per caso ho partecipato con questo manoscritto a un concorso letterario “voci per i cavalli” di Horse Angels (associazione che si occupa di salvare i cavalli in tutta Italia) e, seguendo l’onda del “Me too”, il manoscritto ha vinto ottenendo la pubblicazione. In seguito il libro ha vinto il premio “Le parole delle donne” al concorso letterario internazionale Theraurus 2018, ed è stato presentato per la prima volta nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne a Carrara con il progetto fotografico  “Candore violato” di Paola Luciani, che tratta di natura volata e femminile traumatizzate, organizzato dal Cif Carrara e Torano Notte e Giorno.
Per me è stata una rinascita».

Cosa rappresenta o meglio cosa ha rappresentato per il lei il cavallo?
«Il cavallo rappresenta tutto per me, è il perno della mia esistenza dove ruota tutto intorno da sempre. Ha modificato la mia vita trasformandola, il potere di queste creature è quello di guarire e metterci di fronte a noi stessi in maniera diretta richiedendoci presenza. Nonostante i sacrifici e le prove che ho dovuto affrontare sono ancora qua a parlare per loro e cercare di donare al mondo un’ equitazione differente dal punto di vista del cavallo e non dell’umano, che lo vede come mezzo di svago, lucro o sport.

Lei è una affermata modella di body art a livello internazionale, con premi già conseguiti in questa arte facendo da “tela” ai più grandi body painter, ma anche adesso con riconoscimenti per il suo primo romanzo. Ci racconti un po’ di se stessa. Quando e come si è avvicinata al mondo affascinante e simbolico della pittura sul corpo?
Ho cominciato solo poco tempo fa a dipingere i corpi per dare sfogo alla mia creatività, io sono sempre stata “la tela”…Ho iniziato nel 2010 come modella grazie a mio cugino ormai famoso Matteo Arfanotti, cosi per gioco, poi a mano a mano è diventata una passione fino a che nel 2013 Matteo vinse il suo primo campionato mondiale con me come modella performer; da li’ tante esperienze, altre vittorie e grandi emozioni assieme fino al 2016, quando poi ho smesso di posare per necessità perché sono diventata mamma.  Portare un opera d’arte sul corpo è un atto quasi sciamanico, interpretare una idea e dare vita a una creazione diventando essa, è un’ esperienza emozionante, per non parlare del senso di libertà che si ha nel potersi esprimere nudi. È un’ arte arcaica, che veniva utilizzata per mettersi in contatto con le energie del cosmo, ed andrebbe vista sempre come un’ arte, mai come qualcosa di volgare».

Una frase o un momento che lei considera di basilare importanza nella sua vita che l’ha portata ad essere quello che Kiara è adesso.
«Una frase basilare per la mia esistenza è sempre stata quella di “seguire il proprio sentire”, di viversi per quello che si è, evitando moralismi e dogmi, e sopratutto non perdere mai la speranza e trovare la forza in ogni evento negativo, cercare la chiave per evolvere. “Nulla è mai per caso”».

Nel recente passato la bellissima performance dedicata  alla violenza contro le donne. Cosa c’è da fare secondo lei ancora per superare Questa barbarie? Almeno oggi però si comincia a denunciare…
«Per eliminare la violenza occorre fare un salto di coscienza, occorre parlarne,  educare i figli maschi e bambini alla non possessione e a non creare ambienti sessisti. Parlare alle ragazze cercando di fare capire loro di non farsi assoggettare da ruoli imposti da una società di stampo patriarcale per liberarsi da una violenza psicologica che incombe sotterraneamente.  Fondamentale poi dare una rete di protezione a chi ha subito abusi di qualsiasi genere, dare modo di parlare e denunciare in serenità senza paura: qua la legge deve essere efficiente e condannare».

Kiara Aradia come si vede nel suo futuro? Racconti un suo sogno
«Sono una sognatrice cronica, mi nutro di sogni, essi sono il mio pane il mio cibo. Desiderare è essenziale ed importante. Il mio sogno incombente è quello di creare un luogo dove cavalli e persone possano interagire in maniera naturale guarendosi a vicenda, non un maneggio, ma un qualcosa di nuovo ed innovativo, che si centri sul legame tra esseri, riportare le persone alla natura in maniera diretta perché solo con lei possiamo disintossicarci da una vita pre impostata che avvelena le menti. E poi assolutamente voglio riscrivere un nuovo libro, ho diverse idee, ma ancora devono assumere forma…sono in ascolto…»

MASSIMO BENEDETTI

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