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Aumentano i fallimenti e disoccupazione record a Massa-Carrara

Più ombre che luci. E’ una crescita a rilento. L’ultimo rapporto economia della Camera di Commercio di Massa Carrara e l’Istituto di Studi e Ricerche (dal 1 gennaio l’ente camerale sarà accorpato con Lucca e Pisa dando vita alla Camera di Commercio Toscana Nord) lascia in eredità un quadro economico allarmante che avvicina sempre più la provincia apuana al Sud. La sofferenza per le imprese e per l’occupazione non si è diluita, semmai è peggiorata nell’ultimo anno con il tasso di disoccupazione che è schizzato spaventosamente dal 12,2% al 16,6% (83° posto davanti a tutte le principali provincie del Sud), al 48,9% per i giovani tra i 15 ed i 29 anni. Il rapporto è stato presentato giovedì 13 luglio a Villa Schiff alla presenza di sindaci, rappresentanti delle associazioni di categoria ed imprenditori. “Il rapporto – analizza Dino Sodini, Presidente dell’ente camerale – presenta più ombre che luci. L’attesa ripresa non si è concretizzata. Il sistema economico sta sprofondando nonostante i campanelli d’allarme siano stati prolungati e diffusi. Paghiamo la crisi internazionale e nazionale ma anche una incapacità del sistema territoriale di dare risposte. Tutti abbiamo delle colpe se questa è la situazione. Nessuno escluso”.

Male l’edilizia, una delle colonne portanti del sistema locale, ormai vicina al punto di rottura con 540 imprese chiuse in dieci anni, di cui 450 nella zona di costa, 3mila occupati in meno, mille nel solo ultimo anno. Boom anche dei fallimenti: + 41,7%. L’approvazione del piano urbanistico di Massa fermo al palo da un trentennio e del piano operativo comunale di Carrara – ha rilanciato Sodini guardando il Sindaco di Massa, Alessandro Volpi e il neo sindaco di Carrara, Francesco De Pasquale – non sono più rimandabili. Senza questi strumenti il settore è destinato a nuovi tracolli a livello occupazionale”.

In sofferenza l’artigianato (1 impresa su 4 è artigiana) che lascia sul campo 853 imprenditori in meno rispetto ad una decade fa (-10%), 178 nel solo 2016. Si riducono ulteriormente anche le imprese artigiane attive con 871 unità in meno in dieci anni, 123 nell’anno passato (-2,2%). In crisi anche il manifatturiero (-259 attività) con l’eccezione delle attività di riparazione e manutenzione macchinati, abbigliamento e industria alimentare e la metalmeccanica (-1%) che si mantiene però in linea rispetto all’anno precedente. Gli unici segnali positivi dal mondo artigiano arrivano dai servizio a supporto delle imprese, comunicazione e informazione, assistenza sociale. In calo per il secondo anno consecutivo l’export (-9%) e l’import (-3,9%). Frena anche il lapideo con l’export (-4,9%), marmo e granito lavorato (-2,7%) e marmo grezzo (-9,6%) nonostante le imprese del settore siano quelle che registrano utili record (circa 300mila euro, 7 volte maggiore rispetto a quello medio regionale). Stazionario il lapideo lavorato (+0,2%). In difficoltà anche il turismo (-3,5%) con 3,2milioni di presenze stanziali in meno dal 2000 (-36%) di cui il 10% in 12 mesi.

Le note positive arrivano dalla nautica (+9%) ancora però in attesa di uno sbocco al mare (travel lift) grazie allo sblocco del leasing e del segmento del refitting e di risposte strutturali, dall’industria (+1,3% di fatturato), dall’agricoltura che dimostra di essere il settore più in salute (+0,83%) e a trazione giovanile, dal porto dopo l’ingresso di Grendi (+35%), dal commercio al dettaglio (+0,4%) spinto dalla media grande distribuzione (+2,4%). Continua il fenomeno della destrutturazione del settore con la trasformazione o migrazione dalle attività tradizionali e fisse a quelle ambulanti. “Rispetto a 6 anni fa esso ha letteralmente cambiato pelle, destrutturandosi sempre più, lasciando sul terreno 275 attività al dettaglio fisso (-8%), ma acquisendo oltre 200 attività ambulanti (+20%): un fenomeno imputabile anche all’emersione delle attività gestite da stranieri”. Infine il credito. Le imprese apuo-lunigianesi continuano a pagare il denaro salato rispetto alle imprese delle Toscana superiore di ben 10 punti sulle operazioni a revoca e del 5,9% per tutte le altre operazioni. “Il credito si è bloccato anche per le imprese medio grandi – ha spiegato Sodini – mentre continua la sofferenza prolungata per le piccole”.