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Inquinamento ex-Rumianca, Area 2018: "inconcepibile che non siano stati individuati i responsabili"

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Area 2018 interviene sulle bonifiche nelle aree ex-Rumianca: “Quando parliamo di inquinanti non stiamo parlando di sostanze di poco impatto sulla salute umana ma, al contrario, di sostante estremamente pericolose. All’epoca della chiusura della Rumianca si discusse moltissimo, nelle stanze dei Sindaci, sul come procedere e la conclusione è evidente: non si fece nulla, né per l’area direttamente interessata, né per la Buca degli Sforza”

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“Oggi dopo l’aver rilevato che l’inquinamento da arsenico non solo resta spaventoso nelle due aree, ma  si è allargato, grazie a tutti questi anni di pioggia, inquinando anche le aree interessate dallo scorrere delle acque. Diventa così incredibile come di fronte a queste inconcepibili situazioni non si sia individuato, a livello pubblico, chi sono i responsabili. Sia quelli politici che traccheggiando hanno rimandato e, infine, non eseguito, alcun tipo di intervento, sia quelli privati, mai chiamati alle proprie responsabilità per sostenere i costi del conseguente disinquinamento”.

“Oggi la fase della bonifica, almeno nelle intenzioni, è stata attivata ma, e questo è paradossale, si è deciso di limitare a soli due metri la bonifica dell’area Rumianca e non abbiamo notizie della Buca. In poche parole: se avessimo fatto fare la bonifica alla Enichem nell’area principale, avrebbe scavato otto metri, oggi ci si accontenta di due”.

Infine l’allarme: “La Rumianca è comunque la punta dell’iceberg. Dei cinquanta milioni di euro stanziati per la nostra zona industriale solo ventuno saranno destinati alla bonifica, gli altri ventinove saranno destinati al potenziamento delle infrastrutture e agli aiuti alle imprese. Nulla da eccepire se non fosse che il potenziamento delle infrastrutture interverrà su un’area economicamente moribonda. Speriamo che questo, dopo l’indispensabile, fondamentale, disinquinamento, possa ricostruire un graduale ripristino dell’occupazione perduta in questi ultimi due decenni”.

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